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L'Officiel Hommes Italia #7

Particolari // 210*

PARTICOLARI

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BLack Wings // Givenchy by Riccardo Tisci

L’aridità, la secchezza attraverso la luce accecante, le urla, i colori. Tutto splendeva, tutto brillava accarezzato energicamente dal caldo vento pungente. La prevalenza del rosso, l’abbondanza di tinte e tratti particolari, tutto andava a completare perfettamente quel quadro, quella scena. Uomini che correvano lungo le vallate su splendidi cavalli, velocissimi, quasi spaventosi. Era lì, il sogno americano, le origini, i nativi. Erano molti uomini, quasi impossibili da individuare distintamente, tutti avvolti in una rossastra nuvola di terriccio. Il fascino era tutto nel luccichio e nel tintinnio di quei gioielli, quegli insoliti corpi estranei che andavano a decorare qualsiasi parte del viso. In particolare uno, da sempre associato ai tori, per sempre rigoroso, quasi sacrificale. Un setto decorato da pendenti, simili a lampadari dalle gocce in Swarowski talmente spigolose da sembrare puntali, poi artigli, poi semplici luccichii in una rumorosa nube nel vento sotto il nome di “black wings nose ring” firmato Givenchy by Riccardo Tisci.

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KAISER IDELL // Republic of fritz hansen

Una loggia razionale, funzionale. Il grigio, l’arancio, il lettering, l’innovazione. Tutto raccolto in un’ombra triangolare, generata da una semisfera asimmetrica in un metallo di alta qualità dipinto a mano nelle tinte originarie, lanciando un messaggio di solidità e tradizione. Se meno di cento anni fa nasceva il movimento moderno, oggi si può ancora affermare che non ci sia nulla di più moderno di quello che si definiva come tale negli anni trenta del secolo scorso. Una lampada ideata da Christian Dell a rappresentare al meglio la corrente del movimento nato nella Bauhaus e tenuto in vita, molti anni dopo da Fritz Hansen con la serie di lampade Kaiser. Una luce intellettuale, riflessiva, profonda e totalmente nuova, del tutto rivoluzionaria che andava a porre le basi per il nuovo che si sarebbe protratto fino a oggi in un sodalizio perfetto tra storia e presente.

L'OHI #7

GHOSTFIELD // POLTRONA FRAU

E' sempre difficile mostrarsi per quello che si è, mettersi a nudo, far leggere la propria anima. Spesso lo si fa inconsciamente; altre volte ci si sforza invano. Ma è quantico si libera di tutto che si rivela la sostanza: senza mezzi termini, senza filtri. Poltrona Frau spoglia di qualsiasi orpello il divano Chester: ne svela le molle, lo scheletro fatto di cinghie di iuta, la struttura portante in faggio. E la soluzione per manifestarsi al mondo è nel rivestimento in PVC: avvolgersi nel nulla della trasparenza per farsi leggere dentro. 

L'OHI #7

KVA7/5  // KRISVANASSHE

Da un lato un uomo, Kris Van Asshe, dall'altro una donna Linda Farrow. Si incontrano e uniscono le proprie forze per ideare un paio di occhiali: uno scambio, una squadra, un manifesto. C'è chi usa gli occhiali per proteggersi dal sole, chi per nascondere gli occhi. Le lenti sono un qualcosa di cui non ci si può fidare: mascherano e mostrano allo stesso tempo. Celano gli occhi di chi li indossa e riflettono quelli di chi guarda. Una sorta di specchio che a volte vorresti evitare. La montatura completa poi il gioco; quando è trasparente, dà l'illusione di poter vedere attraverso; in realtà è solo una finta leggerezza, una sorta di patina opaca che ugualmente confonde e attira. 

LOHI #7

DOUBLE lame rasoir // yves saint laurent

Vedere il volto di quell'uomo, così alto e ricoperto di schiuma era sempre spaventosamente divertente. Per un attimo speravo rimasse cos' in eterno, avvolto da una montagna di panna bianca. Poi, il terrore: un oggetto stranissimo, bucato al centro a formare quasi una smorfia. L'istinto era di coprirsi gli occhi, la voglia di guardare che fine avrebbe fatto quella soffice schiuma. In un secondo l'anello - con inciso l'incastro perfetto di tre lettere YSL - faceva scivolare via, come una lama, tutta quella meraviglia per mostrare una pelle liscissima, quasi surreale. Una pulizia talmente rigorosa da far paura. 

LOHI 7

GOLD FINISH DUCK // BURBERRY

La tranquillità di quel lago era surreale. Un bacino calmissimo, quasi una piscina, dove l'acqua era tagliata solo dalla scia delle anatre che si inseguivano l'una con l'altra. Un'oasi di pace, dove i pensieri aveva voce e quasi rimbombavano in un silenzio immenso. L'acqua ha il potere di risvegliare l'immobilità: se ti tocca ti sveglia, se la guardi ti incanta. Persino la pioggia può essere come un lago, per il suo suono, per la sua fragile potenza. Basta un ombrello per affrontare ciò che ci circonda tenendoci saldi al manico, che a volte è solo una curva, altre elementi della corrente. Quelli voluti da Burberry per accompagnare la collezione The Gentleman sono rifiniti in oro e dipinti a mano con teste d'animale come ornamento. 

LOHI 7

DS5 // DOLCE E GABBANA

Un gioiello che rifrange la luce, come un rimbalzo, e svela i colori nelle sue mille angolazioni possibili. Più lo giri e più riflette - nel mostrare i sei lati, figli della roccia madre - la sua origine, la maison Dolce & Gabbana, da cui tutto è nato e cresciuto. Un diamante esagonale è la pietra più dura in natura, quella che può scalfire tutto senza perdere la sua eleganza. La storia dell'orologeria svizzera si lega così alla creatività del marchio italiano, unendo la tecnologica precisione degli ingranaggi alla preziosità delle componenti: diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi legati dall'oro, per la prima volta tinto con il metodo della Physical Vapour Deposition. Tante infiltrazioni che danno colore e vita a un qualcosa di eterno. Come il tempo, di cui si possono contare le ore, le facce, le luci, le ombre, i secondi. 

L'OHI 7

VASARI BAG // JIL SANDER

E' bello pensare di portare con sé un profumo e forse lo è ancora di più l'attesa, quando tieni gelosamente tra le mani quella busta di carta che emana calore, desiderio di attenzione. Belle le pieghe che si creano nell'aprire quel fagotto; quelle pieghe che rimangono lì, impresse, a dare una forma a qualcosa che è stato solo un mezzo, una protezione, am che in realtà sarebbe bello utilizzare ogni mattina, ogni giorno, ogni colazione. Una sorta di lato infantile che riaffiora nella quotidianità di un uomo rigoroso ed elegante, che porta con se un sacchetto di carta nero, con impressa una firma, Jil Sander, a custodire i propri oggetti segreti. 

LOHI 7

HUNTER BROOCH // LOUIS VUITTON

Lo scocco dell'arco che lascia partire la freccia prosegue in un rombo veloce che taglia l'aria e finisce con il rumore sordo. La superficie intacca un materiale tanto solido quanto splendente da trafiggere un oggetto da parte a parte. La coda ne allunga il fascino, l'eleganza, la rapidità. Una coda di piume che si mischiano ad assecondare la velocità della freccia: un'arma, un decoro, un pericolo e un'unione tra due parti distanti come Parigi e Tokyo, che si avvicinano in un attimo, con un colpo secco, sferrato da Louis Vuitton a coronare il matrimonio perfetto tra Oriente e Occidente. 

LOHI 7

LUNA ROSSA // PRADA

Quando le onde si rompono su una barca a vela in corsa, dominata dal vento, si ha come l'impressione di non riuscire a reggere la potenza del mare. Sorprende invece la padronanza con cui quella squadra di uomini continua a tirar dritto, facendo risplendere un nome tra le onde: Luna Rossa. Il sapore del mare si mischia spesso con i profumi della natura che lo circonda, fatta di piante aromatiche - come la lavanda, la salvia e la menta - che si sposano perfettamente con il tocco amaro dell'arancio, dell'Ambroxan e dell'assoluto di Ambrette. Un profumo racchiuso in un flacone che rappresenta l'unione tra tecnologia ed eleganza. Il metallo, il vetro e quella sottile banda rossa firmata Prada, rendono la fragranza tanto riconoscibile quanto unica nel suo genere, pronta a espandersi sul litorale come l'acqua salata mentre inonda una barca a vela che taglia il mare.  

LOHI 7

BRIEF CASE // GUCCI

Molte volte ho pensato a quale potesse essere l giusta combinazione, quella che si ricorderà per sempre e per sempre avrà il giusto significato. Quando si dimentica un codice, una chiave, è il segnale che non era quello adatto ad aprire il contenitore dei nostri oggetti. Diverso è far scorrere le mani sulle rotelle numerate a comporre la successione esatta, assaporando, con i polpastrelli, il freddo del metallo e poi il ruvido della pelle lavorata, comunque morbida, comunque vissuta. La pelle bicolore invecchiata, il metallo, il manico in corno: tutto è percepito nella Brief di Gucci, tutto si bilancia perfettamente nello scatto di chiusura del forziere che custodisce ciò che abbiamo scelto di portare con noi. 


210*

Dal Progetto Trust Nobody // foto di Dario Salamone // Concept, styling e testo Simona Dell'Unto

L'OHI 7

Sdraiata sul lettino non pensavo a nulla: la mia attenzione era tutta concentrata su quell'uomo intento a preparare lo stencil del mio settimo tatuaggio. Non pensavo a nient'altro, il dolore, il sangue. Non ho mai pensato a quelle cose, sinceramente, ho sempre pensato che i tatuaggi fossero un qualcosa che diventa con il tempo la tua pelle. Con o senza un significato o un motivo, non importa, ciò che conta è che li senti tuoi, come se ci fossero sempre stati. Tutto era pronto, ma la mia attenzione era sempre su quell'uomo o, meglio, su ciò che indossò appena prima di sedersi sullo sgabello accanto al mio lettino. Afferrò un grembiule che, appena sollevato, fece un enorme frastuono. Il mio stupore fu moltissimo quando, con eleganza, lo legò in vita svelando una miriade di ferraglie, spille, gingilli, tutti bellissimi, tanti, colorati e scintillanti. Ero colpita dall'usura di quei materiali che pendevano da ogni parte della sua "divisa". Vedevo proiettili, ex voto, stendardi militari, piccolissime motociclette, bandiere, chiavi, numeri, dadi... di tutto. Non avevo mai visto una cosa del genere e, soprattutto, perché mai un uomo avrebbe dovuto indossare tanto peso nel lavorare a un'opera che richiede concentrazione, precisione  e delicatezza? Una confusione totale, talmente affascinante da rendere quel caos decisamente elegante. Evidentemente non ero stata abbastanza discreta nell'osservare e così l'uomo, tra una linea e una passata di disinfettante, cominciò a narrarmi la storia di quella miriade di oggetti che portava con sé. Tra il ronzio della macchinetta e la sua voce, assaporai affascinata la storia di una raccolta di souvenir di vita, una sorta di collezione maniacale di piccoli simboli che segnano piccolissime tappe della propria esistenza. La cosa assurda era la totale sconnessione delle parti: un mare infinito di simbologie, anche opposte tra loro, che convivono armonicamente sulla stessa superficie. Guardare quel grembiule, insomma, era come guardare l'inchiostro sulla pelle di quell'uomo: macchie di colore diversissime tra loro, ma che trovano spazio sulla stessa persona. Una dimostrazione di passione per l'estetica delle cose, e non solo per il loro significato. Quella distesa infinita di ferro e plastica era la narrazione visiva della vita di un uomo: tutti i suoi viaggi, le persone che aveva incontrato, quel che aveva scelto di acquistare come regalo per il proprio grembiule, chissà in quale assurdo banchetto o bottega, chissà dove. Inizialmente pensai a quanto fossero dure e rigorose molte delle sue spille, ma poi notai una cosa meravigliosa: alcuni spilloni. Il primo pensiero fu ai capelli di mia nonna nelle sue foto da giovane, ma poi vidi che quelle punte di colore ostentavano forme coloratissime quasi rubate dal quaderno di scuola di un bambino e pensai a quanto fossero perfette per decorare le bretelle di quel grembiule, su fino al collo. Il ronzio si fermò di botto, insieme al racconto dell'uomo. Mi guardai allo specchio per vedere il lavoro completato, ringraziai con un sorriso e attaccai sulla tasca del grembiule una spilla che avevo sul bavero della giacca. Da quel momento sarei stata anch'io lì, in quell'assurda e affascinante collezione di cose.

* numero di spille,
toppe e ferri nel grembiule intero
75% oggetti in ferro
15% oggetti in stoffa
10% oggetti in plastica