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L'Officiel Hommes Italia #11

Particolari // La combinazione Louis Vuitton 

PARTICOLARI

L'OHIT

Object N.4 910041 // ALEXANDER WANG

Il vino scendeva corposo. Un rosso intenso riempiva il calice appoggiato su un elemento dalla foggia insolita, unico protagonista della scena: un piccolo sottobicchiere in marmo nero venato di bianco, firmato Alexander Wang Objects. Liscio sugli angoli della sagoma spigolosa, soffice al tocco nella fase sottostante, in pelle scamosciata. 

LOHI

 

 

Lighting Leather Bomber BPE378 // NEIL BARRETT

La scelta ricadeva sempre sulla pelle: nera, lavorata a piccoli rombi, scurissima, a tratti lucida, così morbida da avvolgere perfettamente il busto di quell'uomo che camminava svelto. Con un rapido movimento, faceva scorrere le mani lungo la parte frontale del giubbotto, afferrava la zip tirandola verso l'alto e riprendeva a camminare con un'andatura sicura. Tutto era nero, eccetto un dettaglio che riempiva il suo petto: un fulmine in pelle bianca a decorare il bomber firmato Neil Barrett.

LOHI

The Celebrated // BÖKER

Il rituale è impresso nei miei ricordi. Fischiettava sempre la stessa melodia. Potevo sentirlo dall'altra parte della stanza e immaginare precisamente ogni mossa. Avrebbe afferrato il rasoio a mano libera di Böker, in vendita da Coltelleria Lorenzi, ammirando per qualche secondo il massiccio manico in corno di bufalo. Avrebbe poi teso la pelle con l'altra mano e inclinato leggermente la testa, lasciando scivolare la preziosa lama in acciaio di carbone alta 7/8 ". Avrebbe quindi roteato il polso per assecondare l'andamento della punta spagnola: un'estremità concava che mio nonno ama, perché seguiva con precisione il profilo del suo volto e gli permetteva di definire ogni minimo dettaglio. Avrebbe, infine, smesso di fischiare. Silenzio. 

LOHI

Heaven // BALLY

La scatola avvolta in una carta preziosa, strappata con frettolosa curiosità. All'interno un paio di sneaker in morbida nappa di un bianco quasi abbagliante, riposte a formare un incastro perfetto che riempie lo spazio rettangolare. L'occhio, assorbito da tanta pulizia, corre lungo le cuciture, accarezzando la pelle. Lo sguardo si perde fino a soffermarsi sulle due bande regolari che avvolgono le caviglie: linee nere, perfette, che incorniciano il fregio Bally Stripe.

LOHI

Herringbone // BETHAN GRAY

Una cucina bianca, asettica, quasi chirurgica. Lo sguardo si ferma sulla superficie liscia del piano di lavoro. Il motivo a spina di pesce del tagliere in marmo della collezione Alice Tableware, realizzato da Bethan Gray e distribuito da Spazio Postaccio, interrompe il rigore monocromatico dell'ambiente. Il ticchettio regolare del coltello sulla superficie, perfettamente liscia, racconta la funzione di quest'oggetto caratterizzato da un elegante pattern geometrico che riporta alla mente lo spettacolo dell'architettura in pietra della cattedrale di Amalfi e della chiesa svizzera di San Giovanni Battista a Mogno.

LOHI

 

Tree House // BYREDO

Scrivo spesso a lume di candela. Quelle che scelgo, non sono mai candele qualunque. Questa volta il mio racconto parte da una casa su un albero e dal legno. Accendo la fiamma e la osservo prendere vita lungo lo stoppino in cotone, fino a riflettersi nel vetro soffiato che la contiene. Un sopraffino lavoro artigianale in cera, rigorosamente nera. Cerco l'ispirazione e intanto sento spargersi nell'aria le prime note di pimento e bambù. Rifletto. Arriva alla mente il fieno, mischiato alla resina Labdanum, poi la mirra che sale insieme all'essenza del legno di cedro e di guaiaco. Immagino la casa progettata da Takashi Kobayashi. Afferro la penna e comincio a scrivere, inebriato dal cuore di quel profumo di sandalo e pelle che brucia nell'ambiente. 

LOHI

Sottozero 3 // PIRELLI

Un'auto di grossa cilindrata scivola all'interno della rimessa con sorprendente morbidezza. L'aderenza degli pneumatici sulla rampa ghiacciata è perfetta. Girano, creando un cerchio continuo su cui si legge PIRELLI Sottozero 3. La pressione a terra è uniforme e lascia un'ampia impronta, così come il grip. Iva mostrano lo spessore, che accentua una maggiore rotondità, permettendo all'acqua incamerata durante il percorso di fuoriuscire. Sono pneumatici plasmati da una miscela perfetta, del tutto nuova. Senza alcun indugio, l'auto prosegue la vorticosa discesa frenando sul finale e lasciando così intravedere le lamelle 3D, che superano qualsiasi ostacolo l'inverno ci riservi. 


LA COMBINAZIONE LOUIS VUITTON

Uno scrigno inespugnabile frutto di un'arte sapiente. Un affascianante sistema che diventa marchio di fabbrica e custode di segreti inviolabili, tanto da sfidare pubblicamente un grande mago come houdini chiamato a uscire con destrezza da un baule chiuso con il sigillo per eccellenza.

LOHI

Il viaggio è lo sfondo di questa storia. All'inizio uno spostamento personale intrapreso da Louis Vuitton alla volta di Parigi nel 1873, che lo portò alla scoperta del lavoro dei laytieriers-emballeurs, i cosiddetti fabbricanti di bauli. Un mestiere prezioso, che cresceva di pari passo con l'affermarsi dei viaggi e la necessità di accogliere e custodire i beni dei signori, garantendone comfort e sicurezza. Così, nel 1854, Louis Vuitton diede inizio alla sua avventura aprendo un'attività in proprio, sotto il nome di Louis Vuitton Malletier, cominciando a progettare diversi modelli, primo tra tutti un baule in faggio rivestito con una tela Trianon completamente impermeabile, che offriva una vasta gamma di scomparti interni. Il successo fu immediato, tanto da costringere il creatore a proteggersi subito dalle molteplici imitazioni. Dapprima, si provò con una tela rigata in alternativa al precedente rivestimento, per poi arrivare, grazie all'intervento di Georges Vuitton, a una complessa scacchiera marrone e beige, in cui si ripeteva regolarmente il logo L. Vuitton, marque déposée. Un secolo dopo, questo motivo ispirò la creazione della moderna linea Damier. Nel 1875 nascevi "guardaroba", il nuovo baule della Maison francese che emulava la struttura interna di un armadio portatile con la possibilità di un'apertura verticale a svelare, da un lato, i numerosi cassetti e, dall'altro, un vero e proprio appendiabiti. Nacquero modelli adatti a qualsiasi esigenza: il sottilissimo cabin trunk, gli "aero-bauli" che - pieni- arrivano a pesare 26 chili, la driver bag - che si incastrava perfettamente all'interno di una pila di ruote di scorta - e il "baule - navicella", in grado di galleggiare nel caso di un atterraggio di emergenza sull'acqua. Oltre che innovativi in termini di tecnologia, i bauli Vuitton erano bellissimi e non passavano certo inosservati. Questo il motivo per cui i loro inventori dovettero offrire la massima sicurezza ai propri clienti, trasformandoli in vere cassaforte grazie a una chiusura che diventerà la firma inconfondibile della Maison. Gli antichi doppi lucchetti, rinforzati da un cinturino di pelle, furono sostituiti e brevettati da Louis Vuitton nel 1890, che li trasformò in lucchetti singoli, con una doppia fibbia e una molla, assemblati e registrati tramite un sistema di chiusura che rivoluzionò per sempre le serrature dei bagagli. Talmente robusti da garantire la massima tranquillità, erano dotati di numeri di serie, custodito nei registri Vuitton, che assicurava l'unicità della serratura e la possibilità di aprire, con una sola chiave e codice, tutte le valigie del viaggiatore. La loro inespugnabilità fu, di conseguenza, protagonista di storie illustri. Come il caso dello scomparso esploratore Pierre Savorgnan di Brazzà, che partì alla volta di Dakar dopo essersi fatto creare uno scrittoio portatile verde provvisto di cassetto segreto, che passò alla storia come il "baule-secrétaire". Brazzà non fece ritorno dalla missione, così il Governo francese dovette rivolgersi a Georges Vuitton per liberare i documenti contenuti nel baule in ottone. L'inviolabilità dei guardaroba-scrigni Vuitton fu tale da sancire, nel 1911, un sodalizio con la casa Cartier, che ordinò una valigia-cassaforte da legare al polso dei propri gioiellieri durante i viaggi. Il scelto da Cartier conteneva due casseforti Fichet-Bauche, nascoste all'interno di un portabiti in vacchetta naturale. Una soluzione perfetta per trasportare, in estrema sicurezza, pietre preziose e parures da una parte all'altra del mondo, custodite all'interno di un oggetto che tutti hanno cercato di imitare, senza riuscire, però, a scoprire la combinazione segreta.