M¥SS KETA è la Music Director di Gennaio 2025
Abbiamo intervistato l’artista di "Nevrotika" e "Vogliono essere me" che ha curato una playlist esclusiva per i nostri lettori.
M¥SS KETA è un personaggio iconico che si incornicia tramite il suo volto velato, sonorità spesse e testi taglienti. Ci ha raccontato il lavoro dietro “.”, il suo album in uscita a gennaio 2025 e la sua volontà di presentare un percorso di ricerca e definizione del mondo di oggi, attraverso la sua lente in costante evoluzione. Tra punti di vista sempre in bilico tra l’immaginifico e il cinico realismo, la Music Director di Gennaio 2025 si racconta attraverso il suo desiderio di eguaglianza, coraggio e libertà, curando una playlist che evidenzia le reference dietro il suo prossimo album “.”.
“Nevrotika” e “Vogliono essere me”, sono i due brani che presentano il tuo nuovo album “.”, in uscita a gennaio. Sono due brani attuali, crudi nella loro rappresentazione della realtà, della fama e dell’identità. Questo nuovo album sarà netto come sembra?
“.” è un album crudo, molto diretto, netto e istintivo. Ho cercato di buttare fuori la parte viscerale e primitiva di M¥SS, senza intervenire troppo per non mediare il messaggio. “.” è la mia fotografia del mondo allo stato attuale, accompagnata dalla voglia di mettere un punto su alcune sensazioni. Nel farlo, ho cercato di dare spazio a delle sensazioni pruriginose, facendo parlare quello che ribolliva dentro di me.
Il nuovo album sarà accompagnato da un tour italiano e europeo nella primavera 2025. Che show stai preparando?
Portare le canzoni live è sempre un momento speciale, perché è come se le riprendessi da un po’ più grandi, quando il pubblico già le mastica. In questo tour voglio mostrare tutto l’excursus che ha portato M¥SS a realizzare questo album, partendo da tutti i miei lavori passati che avevano già un’urgenza nella narrazione.
Il tuo è un lavoro che negli anni è diventato poliedrico, sperimentale e rappresentativo.Pensi sia cambiato il tuo approccio o infondo sei sempre la stessa?
Credo che il nucleo e la carica energetica siano sempre le stesse. E’ ovvio che durante i vari album ho trattato questa mia parte più profonda in diverse maniere. Se nel mio album del 2022 “Club Topperia” il lavoro riguardava il legame di M¥SS con la scena clubbing e il modo di vivere quelle sonorità, in “.” sono partita da questo nucleo di M¥SS, cercando di vedere cosa palpitava e aveva l’esigenza di essere portato fuori nel mondo. Da lì ho cercato di vestire ognuna di queste esigenze con la giusta musicalità, con i giusti suoni e con il giusto testo.
Il tuo volto velato è iconico, anonimo e riconoscibile allo stesso tempo. L’anonimato è affasciante, perché è uno statement di libertà. Cosa rappresenta per te la maschera oggi?
Rispetto alla partenza di M¥SS, negli ultimi anni sento che questa maschera si è evoluta in una ribellione contro un’era fatta di immagini, social e estrema attenzione verso la vita privata delle celebrity. Il fatto di contrapporre una maschera a tutto questo mi diverte molto, perché crea un corto circuito con l’esigenza costante di avere delle facce in primo piano. I significati iniziali legati al senso di libertà, si rafforzano ogni volta che ai miei live i fan indossano loro stessi delle mascherine, vestiti come se fossero ad un super party, pronti a divertirsi essendo se stessi. Mi piace anche il significato più tradizionale e tragico della maschera, penso alla letteratura e al teatro greco, ma penso anche, nei tempi correnti, all’anonimato di Elena Ferrante che trovo molto affasciante e di profonda ispirazione.
Nella tua rappresentazione visiva, c’è una componente surrealista, sognatrice e evasiva. A questa narrazione, si accompagnano i tuoi testi che sono invece molto reali e concreti. Sei più sognatrice o realista?
Una delle mie caratteristiche è quella di non far mediare alcuni dei linguaggi con cui lavoro. Il lato immaginifico della creazione delle immagini si scontra sempre con i miei testi densi e iper pragmatici. E’ un taglio che mi rappresenta molto ed è esattamente come agisce il mio cervello: è come se cercassi di ridare tanti input, starà poi allo spettatore ricomporli a suo modo. Questa frammentazione è tenuta insieme dal mio sguardo sul mondo, fatto di un’ironia amara e cinica. Questa è la lente con cui guardo alle cose.
Sei un punto di riferimento per tante persone che si sentono rappresentate dalla tua attitudine e dal tuo modo di essere. Pensando al tuo pubblico, quanto pensi sia importante sentirsi rappresentati?
E’ fondamentale, soprattuto nel momento in cui stai cercando di trovare il tuo posto nel mondo.Non mi riferisco soltanto ad un’età adolescenziale, ma a un percorso che continua tutta la vita.Attraverso la musica, la letteratura e il cinema, noi iniziamo a trovare delle storie che si avvicinano a noi, in cui possiamo rifletterci, sentirci accolti e comprendere che non siamo soli. E’ importante, perché percepisci che è corretto essere come sei. Una delle paure principali delle persone è quella di sentirsi soli, esclusi, come dei frammenti nel mondo. Se M¥SS servisse anche solo a far accendere qualche lumino di questo tipo nelle persone che sono alla ricerca di se stessi, mi riempirebbe d’orgoglio, perché è una cosa forte, potente e necessaria.
Ci sono tante battaglie da combattere oggi, forse sono tutte interconnesse nel concetto di libertà e rispetto. Quale pensi sia il fine ultimo delle tue battaglie?
Il fine ultimo, soprattutto per quanto riguarda le battaglie che concernono i diritti, penso sia quello di sentirsi al pari delle altre persone e di essere al mondo in maniera egualitaria agli altri esseri umani. E’ qualcosa che secondo me ci meritiamo di conquistare.
Hai curato la playlist di gennaio come music director di Harper’s Bazaar. Hai un aggettivo per descriverla?
Poliedrica. Ho voluto dare un assaggio di quelli che sono stati gli ascolti che mi hanno accompagnato nella creazione del nuovo album. C’è tanta versatilità, ma c’è un linguaggio comune: avere il coraggio di giocare con tutti i riferimenti.