Rose Villain è la Music Director di febbraio 2025
Abbiamo intervistato Rose Villain, artista che vedremo in gara alla prossima edizione del Festival di Sanremo e che ha appena lanciato la sua linea clean beauty.
Rose Villain è un’artista sincera e istintiva. In questi anni la sua carriera ha avuto un’evoluzione creativa, figlia dei suoi mondi interiori. Ci ha raccontato di come sta vivendo l’attesa per il Festival di Sanremo, come i suoi progetti siano sempre stati legati a un’esigenza viscerale di espressione, così come la realizzazione di un progetto clean beauty che chiude il cerchio di una precisa visione dell’arte. Rose Villain è la Music Director di Febbraio 2025 e ha condiviso in esclusiva per i nostri lettori una playlist sinceramente Villain.
Come stai in queste settimane che anticipano la tua seconda partecipazione al Festival di Sanremo?
Sto benissimo, sono stranamente serena e ho una voglia matta di cantare.
Trovi ci siano differenze tra come hai vissuto l’attesa del tuo esordio a Sanremo e questo ritorno?
L’anno scorso ero preoccupata di arrivare autenticamente alle persone. Speravo tanto che la canzone piacesse e che io fossi percepita come un’artista, ero quindi troppo proiettata sul pensiero esterno. Quest’anno sto pensando solo a godermi tutto in prima persona, voglio stupire solo me stessa.
Sanremo è senza dubbio uno dei palchi più importanti. Nel tuo trascorso il palcoscenico è stato centrale, dai tuoi studi, alla tua formazione e carriera artistica. Se ripensi alla Rose bambina o adolescente, pensi ci sia un momento di svolta preciso che ti ha spinta verso questa volontà di esibirti per un pubblico o è più un’inclinazione viscerale e istintiva che ha sempre fatto parte di te?
Per me la performance è stata sempre e solo una cosa istintiva, caratterialmente io non sono così. Non ho mai amato stare al centro dell’attenzione, ma non sono mai riuscita a stare lontano da un palco. Fin da piccola, spostavo i divani e chiamavo tutti a vedere i miei balletti o a sentirmi cantare. Poi, però, giocavo sempre sola e avevo pochi amici. Quando performo mi sento totalmente libera, penso sia questo il motivo per il quale lo faccio.
L’immagine è parte integrante del tuo progetto artistico. Non parlo solo della tua immagine come persona, mi riferisco all’immaginario visivo che incornicia un’artista, dalle copertine degli album, passando ai video musicali, fino alla messa in scena dei concerti. Come ti relazioni con l’immagine attorno alla tua musica e con il processo creativo che c’è dietro?
Anche il mio processo creativo è tutto istinto, il mio vero dono non è la scrittura o il canto, è la creatività. Riesco sempre a vedere dei mondi, come fosse una tela bianca. Li costruisco dietro ogni canzone, con delle storie e personaggi ben definiti. È come se fosse già tutto lì: l’immaginario che accompagna tutto, non devo nemmeno cercarlo. E di ogni idea o melodia tengo sempre buona la prima, perché so che viene dalle viscere.
In questa concezione di immagine, hai un progetto o un’immagine a cui sei particolarmente legata e perché?
Beh direi che la mia Radio Trilogy ha degli immaginari definiti e molto diversi tra loro che hanno secondo me espresso molto bene quello che c’era dietro la musica. Da Gotham, un periodo ombroso, malinconico ma frenetico, a Sakura, delicato, femminile, in ascesa fino a…
Sei una regista e una grande appassionata di cinema. Che si tratti di libri, film o album parliamo di storie e punti di vista, raccontati attraverso medium diversi. In questo momento, quali storie pensi di voler rappresentare o raccontare con il tuo lavoro?
Ho voglia di raccontare l’immensità e la fragilità dell’amore.
Hai da poco lanciato la tua linea beauty Good Villain, made in Italy, sostenibile, clean, vegan e cruelty free. Perché hai scelto proprio il beauty per questo nuovo capitolo imprenditoriale?
È una vita che sogno di fare un progetto beauty, saranno 10 anni che ci penso e 2 che lo progetto. Il make up e l’essere artista secondo me sono due cose molto vicine, penso a David Bowie, Madonna, Bjork. È un altro modo che abbiamo per esprimerci e il mio lavoro è espressione. Ho notato poi che in Italia il clean beauty è ancora un concetto in fase di esplorazione e, dopo tanti anni a New York e avendo un approccio quasi olistico alla self-care, ho pensato fosse giunto il momento!
Questa tua direzione trasparente e etica della linea Good Villain si collega al fatto che ti sei esposta spesso per diverse cause. Mi colpisce il tuo modo gentile nel farlo, perché abbiamo bisogno di gentilezza, anche sui temi più scomodi. La gentilezza è una delle armi più efficaci di questi tempi. Quale pensi sia l’arma più efficace per smuovere le menti e i cuori?
Credo che la chiave sia prestare attenzione agli altri, dire le cose in maniera delicata, educata. Penso che si possa anche mandare a quel paese, se lo si fa con rispetto per il pensiero altrui e con le motivazioni giuste a supporto.
Hai curato la playlist del mese di Febbraio per Harper’s Bazaar, come la presenteresti?
A Villain’s classic.